La piccola frazione del comune di Venasca ha origini molto antiche, gli studiosi le fanno risalire all’epoca romana. Annoverato tra i Borghi più beli d’Italia, Vigoleno è posto sul crinale di una collina a 350 mt di altitudine, dalla quale si gode di una splendida vista sulle vallate circostanti. Il piccolo borgo interamente circondato da mura fortificate si sviluppa intorno ad una suggestiva piazzetta ornata da un’antica fontana ed ovviamente al castello. Non perdete una passeggiata tra le sue incantevoli viuzze acciottolate e tra le sue botteghe. Da Vedere:
Il castello, edificato intorno al X secolo, venne più volte distrutto nel corso dei secoli e più volte ricostruito. Caratteristica fondamentale, anzi quasi una rarità nel panorama italiano, è che il castello è rimasto di proprietà della stessa famiglia dal 1300 al 1900. La famiglia Scotti durante il periodo di sua proprietà ne fece un centro di riferimento letterale e culturale per tutto il ducato. Di notevole interesse sono il rivellino e la poderosa torre di accesso.
Edificata nel XII secolo, la chiesa in stile romanico dispone di una facciata ornata da un portale scolpito con capitelli fogliati e colonnine, al centro una lunetta con scolpita un’immagine di San Giorgio. L’interno è a tre navate divise da possenti pilastri. Ancora visibili alcuni affreschi databili tra il 1400 e il 1500 come l’immagine di San Benedetto e San Giorgio,
Piccolo edificio del ‘700 che si affaccia sulla piazza principale oggi utilizzato per mostre ed eventi.
Ufficio del turismo: Piazza Municipale, 1 – all’interno del Palazzo del Podestà
Il borgo, annoverato tra i più belli d’Italia, sorge in posizione dominante sulla cima di un piccolo colle, dominando così la piana sottostante. Sicuramente di origini romane, il borgo di rara bellezza, si sviluppa intorno alla rocca edificata nell’VIII secolo, assieme alla chiesa, su volere di un nobile e potente signore nominato Magno. Il borgo conserva un centro storico di epoca medioevale praticamente intatto con splendidi gli scorci che si aprono sulle antiche viuzze acciottolate ed affiancate da basse case in pietra, tanto da essere stato scelto come location del film “Lady Hawake”. Cuore del borgo e l’antica Piazza Municipale sulla quale si affacciano:
Il primo nucleo del palazzo risale alla fine del 1200 ad esso, verso la metà del 1400, si aggiunsero la Loggia dei Notari e l’ala prospiciente la piazza. La facciata, in cotto, è ornata da finestre a sesto acuto ornate da merlettature e fregi, un grande stemma della COMMUNITAS CASTRI ARQUATI con due leoni controrampanti e un castello merlato sormonta le finestre, al di sopra il bel loggiato. L’ultimo dei tre piani è sormontato da una merlatura a coda di rondine e da una torre con orologio. All’interno la grande sala consiliare con soffitti a cassettoni è attualmente utilizzata dal Comune in occasione di eventi particolari.
Edificata intorno alla metà del 1300, sotto il dominio di Luchino Visconti, la Rocca sorge sui resti dell’antico Castrum Romano. Della grande struttura difensiva oggi restano solamente le mura perimetrali, le quattro torri angolari, la grande torre che domina su tutta la piana sottostante e il dongione, all’interno del quale ha sede il museo di vita medioevale. Si accede alla rocca tramite l’antico ponte levatoio.
Dedicata a santa Maria, secondo alcuni studiosi è stata edificata intorno al 750 ma, distrutta dal terribile terremoto del 1117, venne ricostruita e consacrata nel 1122. La sua facciata, in pietra arenaria, è posta ove anticamente sorgeva la piazza principale, mentre la parte absidale si affaccia sulla piazza monumentale della città. La facciata, piuttosto semplice, è tripartita da due paraste. Nella Parte centrale si trovano il portale, una piccola bifora, un’apertura a croce e dei piccoli archetti che seguono l’andamento del tetto. Sul lato sinistro troviamo il “Portico del Paradiso”, edificato intorno alla metà del XIV secolo, mentre di particolare interesse sono le quattro absidi. L’interno è suddiviso in tre navate da possenti pilastri con capitelli decorati, di particolare pregio sono gli affreschi tra i quali un ciclo dedicato a Santa Caterina. Appena prima dell’ingresso al Duomo troviamo l’ingresso al piccolo ma suggestivo chiosco e al museo della collegiata.
Arroccata in cima ad uno sperone di roccia tufacea ad un'altezza di circa 500 metri, dal quale domina sulla piana circostante, l'antica città laziale è annoverata tra i borghi più belli d’Italia. Fu proprio in questo suggestivo paesaggio tra boschi, profonde vallate e il vicino lago di Vico che la famiglia Farnese scelse di costruire l'omonimo palazzo divenuto simbolo della città. La particolare struttura urbanistica del borgo, che si sviluppa attorno alla chiesa parrocchiale, la fontana delle tre cannelle e l'antico castello nel 1995 è stata oggetto di studio della scuola di architettura del Principe Carlo d’Inghilterra.
Per edificare la sontuosa villa vennero abbattuti alcuni edifici cittadini e costruita una via rettilinea per consentire un accesso trionfale al palazzo: Via Nicolai. La via oggi costituisce la principale arteria cittadina sulla quale si affacciano edifici e palazzi edificati con il favore del cardinale Alessandro per sopperire ai numerosi disagi cui venne sottoposta la popolazione. Molti di questi palazzi vennero abitati dai nobili che facevano parte della corte dei Farnese tra questi: palazzo Sebastiani, Mariani, Restituti, Moscheni. Oggi il borgo è famoso anche per la produzione delle nocciole con le quali si preparano i tozzetti, gli amaretti e i panpepati. Noi abbiamo inserito Caprarola in un itinerario attraverso la Tuscia ma può essere oggetto di una domenica o un week end fuori porta associandovi passeggiate tra la quiete dei secolari boschi di faggi e querce, anticamente covo di briganti, una visita al Lago di Vico con la sua riserva naturale oppure all'antica città di Sutri con la sua necropoli etrusca, l'anfiteatro etrusco-romano e il misterioso mitreo.
Voluto da Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, il Palazzo vuole essere la celebrazione del potere e della ricchezza dell'antica e nobile famiglia che per secoli dominò questi territori. Costruito intorno al 1500 il palazzo con la sua caratteristica forma di pentagono domina dall'alto di una bella scalinata sull'intero borgo. Il progetto del palazzo venne inizialmente affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane ma, dopo morte dell'architetto i lavori subirono un breve periodo d'arresto. Fu Alessandro II che riprese la costruzione del palazzo affidandone il progeto al Vignola. La villa, costruita anche con criteri difensivi, è divisa in due zone a nord la parte estiva, a sud la parte invernale e tra le spesse mura scale per la servitù. Partendo dal basso la villa è composta:
- Dagli interrati che contenevano i magazzini, le cucine e i servizi necessaria alla servitù
- Il piano rialzato o dei Prelati al quale si accede o dalla scala interna a doppia rampa o dall'esterno attraverso un ponte levatoio che conduce al portone principale. Al piano dei Prelati si trovano il salone d’ingresso, la sala di Giove, e il cortile a forma circolare con tutt'intorno due portici sovrapposti con soffitti affrescati da Antonio Tempesta
- La scala Regia a pianta elicoidale ornata da 30 colonne in marmo peperino e affrescata da Antonio Tempesta da questa scala il cardinale poteva raggiungere la camera da letto anche a cavallo
Il piano nobile diviso negli appartamenti estivi affrescati dal Taddeo e in quelli invernali affrescati da Bertoja, Raffaellino da Reggio e Giovanni de Vecchi comprendono invece:
- Le sale di rappresentanza composte dalla sala Ercole, dalla cappella, dalla sala dei fasti Farnesiani, dalla sala del Concilio di Trento
- Gli appartamenti privati estivi ove incontriamo la camera dell’Aurora, la camera dei Lanifici, la camera della Solitudine, e la stanza del Torrione.
- Gli appartamenti privati d’inverno con la camera della Penitenza, la camera dei Giudizi e la camera dei Sogni
- Seguono altre sale di rappresentanza tra le quali la sala degli Angeli e la sala del Mappamondo sul cui soffitto è rappresentato lo zodiaco.
Al di sopra troviamo il piano dei Cavalieri e quello degli Staffieri utilizzato dal personale della corte. Di notevole bellezza i giardini all'italiana della Villa. I giardini si dividono in Giardini Alti e Giardini Bassi. I Giardini Alti sono abbelliti da fontane, nicchie, statue oltre che dalla Palazzina del Piacere affrescata da Jacopo del Duca.
Voluta dalla famiglia Farnese, la chiesa che sorge al di fuori dl centro abitato e dal piazzale antistante la facciata si gode di una bellissma vista sul borgo e su palazzo Farnese. Attualmente considerata una delle più belle dell'alto Lazio la chiesa dispone di un'imponente facciata di ispirazione veneta al cui interno sono custodite opere d'arte di notevole pregio tra i quali un ritratto di Odoardo Farnese, una tela raffigurante Santa Teresa di Guido Reni e un'altra raffigurante Sant Silvestro mentre è attribuita ad Alessandro Turchi la tela raffigurante una predica di San Francesco ai pesci.
Eretta nel XVI secolo su volere della famiglia Farnese, la chiesa rappresenta un bell'esempio di architettura tardo-rinascimentale. La facciata, piuttosto semplice, dispone di un bel portale che custodisce una pregevole porta in legno intagliato. All'interno sono custodite importanti opere tra le quali una Madonna con bambino del XII secolo. L'altare maggiore in legno intaliato venne disegnato dal Vgnola.
Costruita intorno al XV secolo su volere di Riario della Rovere la fontana è ornata da uno stemma cardinalizio nella parte superiore e nella parte centrale dall'emblema di Caprarola costituito da una pianta con due capre salenti. La fontana, incassata in un arco, è composta da due abbeveratoi uno interno ed uno esterno alimentato dalle acque del primo. Per alimentare la fontana venne realizzato un apposito acquedotto.
La zona, abitata sin dall’età della pietra, fu insediata dai liguri, dai galli e dai romani. Nel 614 giunse nell’area il monaco irlandese Colombano con i suoi discepoli, insediandosi su di un territorio donatogli dal re Agilulfo. Sul terreno esisteva solo una piccola chiesetta dedicata a San Pietro. Nel giro di breve tempo i seguaci del monaco costruirono un convento che ben presto si trasformò in un importante centro religioso, culturale e politico, estendendo i suoi possedimenti in diverse aree del Nord Italia. Il centro storico, che si sviluppa intorno al Castello dei Malaspina, ha saputo mantenere intatta negli anni la sua originaria struttura medioevale, con strade acciottolate, case in pietra e palazzi nobiliari al punto da essere annoverato tra i borghi più belli d’Italia. Simbolo indiscusso della città è il Ponte Vecchio, conosciuto anche con l’appellativo di “ponte Gobbo” a causa dell’irregolarità delle sue 11 campate, le cui origini si fanno risalire all’epoca romana. Da vedere:
Edificato su volontà di Corradino Malaspina agli inizi del 1300, è costituito da un possente mastio di forma rettangolare al quale sono collegati altri edifici. Il Mastio si compone di 5 piani dei quali tre furono adibiti ad uso abitativo gli altri vennero utilizzati a vari scopi. Il castello durante la signoria dei Visconti fu sede del Podestà, per poi passare in mano a diverse famiglie nobili fino a divenire nel 1956 di proprietà dello stato.
L’attuale complesso risale alla fine del 1400 inizio del 1500, una precedente abbazia sorgeva nel luogo ove ora sorge il castello. Fondata da San Colombano nel 614, l’abbazia rivestì un ruolo di primordine per tutto il medioevo al punto da essere considerata la Montecassino del Nord. Il complesso comprende: la Basilica, la Piazza di San Colombano, il chiostro interno, il Museo dell’Abbazia, il Museo della Città, i girdini interni. La Basilica preceduta da un elegante portico detto “del Paradiso” custodisce al suo interno opere di importante valore artistico come i dipinti presenti nella sua navata centrale opera di Bernardino Lanzani, un fonte battesimale del VII secolo, dono della regina Teodolinda a San Colombano, e uno splendido mosaico sul pavimento della cappella maggiore. La cripta, raggiungibile attraverso due rampe di scale laterali custodisce le reliquie di San Colombano.
Edificato nell’XI secolo su volere del vescovo conte Guarnerio, venne dedicato a Santa Maria Assunta. L’edificio in stile romanico, dispone di una facciata piuttosto semplice incorniciata da due torri laterali, al centro tre porte di ingresso e un ampio portale. L’interno è diviso in tre navate, con cappelle laterali, i soffitti dispongono di volte a crociera costolonate.
Considerato un gioiello dell’architettura cittadina, il palazzo fu per un lungo periodo di proprietà della famiglia Alcarini, che da il nome alla contrada. Molto bello il suo portico sorretto da pilastri cilindrici con capitelli in arenaria. Il palazzo è anche conosciuto con il nome di “casa di Teodolinda”.
Il seicentesco Santuario, che sorge al di fuori del vecchio centro abitato, secondo la tradizione venne edificato per conservare un’immagine della Madonna ritenuta miracolosa. L’interno è a unica navata con cappelle laterali. Dal 1954 la Madonna dell’Aiuto è la patrona della città.
Il borgo è famoso oltre che per la sua cinta muraria e per la sua rocca anche per essere il luogo dove avvenne l’omicidio di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta ad opera di Giovanni Malatesta detto lo “sciancato”, l’episodio viene raccontato anche da Dante Alighieri nella divina commedia. Salendo dalla costa godiamo di una bellissima vista sulla la cinta muraria, di origini medioevali è ornata da merli e intervallata da torrioni e torrioncini di forma quadrata. Si entra nel Borgo attraverso la porta dell’orologio e dopo una breve salita si incontra una seconda cinta muraria anch’essa dotata di porte d’accesso la quale separa il Borgo dalla Rocca. La Rocca venne costruita su volere della famiglia Griffo ma subì dei rimaneggiamenti da parte delle famiglie Malatesta e Sforza. All’interno della Rocca da vedere il cortile con portico e loggia e le sale arredate con mobili del 400-500 e ornate da affreschi. Di particolare pregio la cappella, la sala della passione, il camerino di Lucrezia Borgia, la sala dei Putti e quella del Consiglio. Nella camera di Francesca da notare la botola attraverso la quale secondo la leggenda i due amanti tentarono inutilmente di fuggire.
Il borgo e la fortezza sorgono su di uno sperone di roccia calcarea ad un’altezza 589 metri. Le origini della fortezza risalgono al III secolo quando i romani costruirono sul monte una fortificazione priva di mura di protezione, essendo il luogo praticamente inaccessibile. Il nome San Leo è da attribuirsi a Leone, primo vescovo del Montefeltro, giunto in questi luoghi dalla Dalmazia e al quale si deve la diffusione del cristianesimo nelle terre circostanti. I luoghi furono terreno di numerose guerre dapprima fra i Bizantini e i Longobardi, successivamente tra i Guelfi e i Ghibellini. Il borgo e la fortezza furono inizialmente feudo della famiglia Carpegna, successivamente dei Montefeltro, poi della famiglia Della Rovere, infine, intorno alla metà del 1600, diventarono di proprietà dello Stato Pontificio.
Visibile da tutta la valle grazie alla sua posizione, deve la sua forma attuale a Francesco Martini al quale venne affidato, intorno alla metà del 1400, l’incarico di adeguare la struttura della fortezza alle nuove tecniche di guerra da Federico da Montefeltro. La fortezza originariamente a pianta quadrata ha assunto l’attuale forma triangolare a causa di frane che si sono verificate nel corso dei secoli. Dal 1631 grazie alla sua fama di inespugnabilità la fortezza venne trasformata in prigione. Tra i prigionieri più illustri ricordiamo Felice Orsini e il Cagliostro. All’interno della fortezza sono ospitati una galleria d’arte contemporanea, una pinacoteca e un museo.
E’ il centro della città alla quale si accede attraverso la porta sud. Sulla piazza si affacciano: il Palazzo del Municipio, il palazzo Nardini, che conserva al suo interno la stanza dove dormì San Francesco, e il palazzo Mediceo sede del museo di arte sacra.
Alcuni fanno risalire la costruzione del primo nucleo della chiesa al VIII secolo. Durante il periodo medioevale l’edificio venne utilizzato oltre che per la celebrazione di messe e riti sacri anche per le riunioni dei capi famiglia, ove venivano discussi i problemi della comunità. Per la sua costruzione sono stati utilizzati blocchi di pietra in arenaria e pietre di altra natura. L’interno, al quale si accede da una porta laterale, è a tre navate divise da colonne e pilastri in alternanza di due, di notevole pregio il ciborio. Attraverso una scaletta posta nella navata destra si accede al Sacello di San Leo dove è conservato il fronte di un sarcofago nel quale sono rappresentati due pavoni che si abbeverano ad un cantaro
Sorge sui resti di un antico edificio religioso e rappresenta uno splendido esempio di architettura medioevale. La sua costruzione fu iniziata nel 1173 e terminò nel 1200 per edificarlo vennero utilizzate pietre in arenaria. L’interno piuttosto austero è a tre navate divise da pilastri a fascio e si sviluppa su di una pianta a croce latina, una scalinata presumibilmente del 500 porta al presbiterio. Due scalette portano alla cripta anch’essa a tre navate dove era collocato il sarcofago che custodiva le spoglie di San Leo ancora visibile il coperchio.
A pianta quadrangolare venne edificata sui resti di un’antica torre a forma circolare. La torre è stata edificata intorno al 1173 presumibilmente assieme alla vicina cattedrale. Non è visitabile tranne in occasione di alcuni eventi.
Oggi sede del municipio è stato edificato su volere di Francesco della Rovere. Si tratta di un edificio del tardo 500 posto appena dopo la porta di ingresso alla città. Il palazzo è visitabile durante gli orari di apertura degli uffici.
La visita a questo meraviglioso tratto di costa non può essere fatta in macchina (o quantomeno è sconsigliato) ma solamente a piedi, in bicicletta o sul comodo trenino che collega Riomaggiore, Manarola, Comiglia, Vernazza e Monterosso a La Spezia e a Levanto. Una vacanza in questo celebrato angolo di Liguria mette l’individuo in stretto contatto con la natura, l’incontaminato mare dalle mille tonalità e la montagna, con le sue falesie e i suoi speroni di roccia che si gettano a strapiombo nel mare. Classificata nel 1998 come patrimonio mondiale dell’Umanità dall'Unesco, la costa delle cinque terre è posta nella Riviera di Levante in provincia di La Spezia. Grazie alle coste estremamente frastagliate, alle ripide scogliere, al terreno aspro e accidentato, che rende difficile la costruzione di strade o complessi abitativi, il territorio si è mantenuto intatto e incontaminato nel corso dei secoli, unica eccezione è stata la costruzione di terrazzamenti con muri a secco utilizzati per la coltivazione dell'ulivo e della vite, dalle cui uve si producono vini di eccezionale qualità. Anche i borghi che sorgono nelle piccole insenature sono riusciti a mantenere intatto il loro aspetto, le loro tradizioni e la loro vocazione marinara oltre che agricola. Nel 1999 proprio per conservare gli equilibri ecologici, per tutelare il paesaggio e salvaguardare i valori antropologici del luogo è stato creato il Parco Nazionale delle Cinque Terre. Sebbene questi luoghi fossero abitati sin dalla preistoria, l’edificazione dei cinque borghi è databile intorno al XI secolo, quando le genti della Val di Mara scesero lungo le coste ormai liberate dal rischio di incursioni Saracene. All'inizio l'attività principale fu l’agricoltura, con la bonifica dei terreni e la costruzione dei cian (terrazzamenti) solo in seguito le popolazioni si dedicarono ad attività marittime.
Tutti i paesi delle Cinque Terre sono collegati da sentieri, molti dei quali a strapiombo sul mare, tra questi il più famoso è quello Azzurro conosciuto anche come Via dell’Amore. Per percorrere i sentieri è necessario indossare calzature adeguate e stare molto attenti al terreno, che in alcuni tratti può essere sdrucciolevole, si consiglia la massima prudenza e la loro percorrenza con condizioni meteo buone. Per transitare su alcuni sentieri è necessario munirsi di un biglietto giornaliero a pagamento, vi consigliamo quindi di recarvi agli uffici del turismo o consultare il sito del parco per avere informazioni dettagliate e mappe dei tracciati. Vai al Sito
La stagione migliore per visitare le Cinque Terre è la fine dell’inverno inizio primavera quando grazie al clima mite si può godere della ricchezza di colori e odori delle splendide fioriture della macchia mediterranea. Da evitare i ponti di primavera se amate la pace e la tranquillità, e l'estate se volete effettuare escursioni a piedi. Può essere buono anche il periodo che va da inizio autunno ad inizio inverno.
Durante la vostra visita potrete scegliere di soggiornare in un paese delle Cinque Terre oppure in qualche paese limitrofo dove l’offerta è decisamente più ampia e meno onerosa, sebbene meno romantica. Se scegliete di soggiornare nelle Cinque Terre tenete presente che Monterosso dispone di una notevole quantità di strutture ricettive, ristoranti e locali notturni, mentre negli altri borghi le strutture ricettive sono piuttosto ridotte; se scegliete invece di soggiornare nei paesi limitrofi una buona scelta possono essere Levanto o Bonassola. Di seguito alcuni link:
Aree sosta Camper
Campeggi e Agriturismi
Hotel
La zona è nota soprattutto per i vini di ottima qualità sia bianchi che rossi come il Cinque Terre Bianco e lo Sciacchetrà da assaporare assieme a gustosi piatti di pesce, alle tipiche focacce o alla farinata, fatta con farina di ceci. Molto usate nella cucina delle Cinque Terre, come in tutta la Liguria, sono le erbe aromatiche, coltivate in piccoli fazzoletti di terra, tra esse la maggiorana, il basilico, l’origano e la salvia utilizzate come condimento per piatti di pasta fresca come le trofie i pansotti, le trenette oppure per insaporire minestre e zuppe. Ottimi i piatti a base di pesce e molluschi portati freschi tutte le mattine dai pescatori del luogo, tra questi: saraghi, dentici, branzini, orate e le famose acciughe di Monterosso servite marinate con il finocchietto oppure cucinate nel tipico piatto chiamato “tian de anciue”
Il borgo, immerso nelle colline marchigiane, conserva intatti i suoi caratteri originali tanto che nel 2007 è stato annoverato tra “I borghi più belli d’Italia”. Spettacolare la sua cinta muraria, tra le meglio conservate delle Marche, che si estende per circa 1 km ed è intervallata da torri di guardia, torrioni circolari ed accessi. Il modo migliore per vedere le mura è percorrerle seguendo l’antico cammino di ronda. Si accede al Borgo attraverso la Porta di Sotto o la Porta Nuova, attraversando le cento scale o Piaggia, per raggiungre la piazza principale chiamata Il Terreno, si incontra il famoso pozzo della polenta. Corinaldo nel 1890 diede i natali a Santa Maria Goretti, attualmente sono visitabili sia la casa che il santuario a lei dedicato. All’interno del santuario in un’urna d’argento è conservato un’osso del braccio della santa con il quale tentò di difendersi dal suo aggressore e dalle 14 pugnalate mortali.
Si tratta della città più a Est d’Italia, posta a soli 82 chilometri dall’Albania, dalla quale è separata dall’omonimo canale. Annoverata tra i borghi più belli d’Italia nel 2006, il suo centro storico è anche stato nominato dall’UNESCO Patrimonio Culturale. Di sicure origini messapiche, fu municipio romano, fiorente centro commerciale e apprezzato centro manifatturiero, grazie alla lavorazione di tessuti e porpora. Durante il medioevo rimase per ben 5 secoli sotto il dominio bizantino. In seguito passò sotto il dominio normanno, svevo angioino e aragonese, rimanendo però sempre un importante centro commerciale. Dal suo porto partivano navi per l’oriente con il loro carico di manufatti ma anche navi addette al trasporto dei cavalieri diretti in Terra Santa. Nel 1480 la città subì un rovinoso attacco da parte dei turchi, che uccisero ben 800 persone (martiri idruntini), la saccheggiarono e distrussero parecchi edifici pubblici e privati, tra i quali il vicino monastero di San Nicola di Casole. Tornata in mano agli aragonesi, la città cercò di risollevarsi ma, intorno al 600 iniziò il suo lento declino in concomitanza con la crescita della rivale Lecce.
Costruito tra il 1485 e il 1498 per volere di Alfonso di Aragona, dispone di una pianta a forma pentagonale con tre torrioni cilindrici e un alto fossato. In epoche successive venne dotato di un bastione con un diametro di 14 metri e baluardi esterni per avvistare l’arrivo di flotte nemiche. Nel castello venne ambientato da Horace Walpole il primo romanzo gotico della storia.
Edificata nel 1088 dispone di una facciata piuttosto semplice, ornata da un portale barocco del 1764 e da un rosone con 16 colonnine in pietra leccese. L’interno a tre navate divise da 14 colonne di granito e marmo, conserva, unico nel suo genere in tutta la Puglia, un pavimento a mosaico realizzato tra il 1163 e 1165 con tessere policrome di duro calcare, che rappresentano l’albero della vita. Di notevole valore sono anche gli affreschi bizantini posti sulle pareti e la cripta dell’XI secolo con cinque navate sorrette da 42 colonne in marmi differenti e con capitelli finemente lavorati. Nell’ottagonale cappella dei Martiri sono custodite parte delle ossa degli 800 martiri idruntini.
Si tratta di un piccolo capolavoro di epoca bizantina, edificata tra il IX e il X secolo. L’interno a croce greca con tre absidi circolari è suddivisa in tre navate da quatto colonne che sorreggono la cupola centrale. Conserva i resti di preziosi affreschi di varie epoche. Dal vicino bastione dei Pelasgi è possibile godere di una splendida vista sul porto.
Annoverato tra i borghi più belli d'Italia, il paese è sovrastato delle imponenti rovine del castello Doria. Il primo castello venne edificato in cima allo sperone di roccia dai conti di Ventimiglia, in posizione dominante rispetto alle vie di comunicazione per la Val Nervia e la Val Roia. Nel 1270 il castello e il suo borgo divennero proprietà della famiglia Doria. Grazie alla sua strategica posizione, si sviluppò molto velocemente acquisendo una serie di vie concentriche intorno al castello. Si tratta di strade strette, lastricate in pietra, denominate "carrugi", che, con i loro passaggi coperti da volte, sono sicuramente la caratteristica principale dell'antico borgo, attraversato dalle acque del torrente Nervia le cui rive sono collegate da due ponti. Il più famoso è sicuramente il Ponte Vecchio costruito nel XV secolo ad unica arcata a schiena d'asino con una lunghezza di 33 metri, il ponte ed il castello Doria vennero ritratti da Monet in alcune tele. Da vedere:
Il castello venne edificato intorno al XII secolo dai conti di Ventimiglia intorno ad una primitiva torre. Nel corso dei secoli venne ampliato e fortificato fino a divenire una grandiosa dimora signorile dotata di imponenti apparati difensivi. Il 17 Luglio 1744 venne parzialmente distrutto dalle artiglierie franco-ispane. Abbandonato dai Doria, nel 1887 subì pesanti danni provocati dal terremoto. Il castello e altri siti cittadini sono visitabili ogni ultima domenica del mese in occasione del mercato biologico. Per informazioni e/o prenotazioni visita il sito dell'Ente del Turismo
Edificata intorno al 1400 venne completamente ricostruita in forme barocche. Gli interni, oltre alle ricche decorazioni, custodiscono un polittico di Santa Devota, dipinto nel 1515 da Ludovico Brea
Edificata nel XII secolo in forme romaniche subì diverse trasformazioni. Al suo interno sono custodite le tombe di Stefano e Giulio Doria raffigurati con armature d'epoca.
Sui medioevali vicoli, che si intrecciano per la città, si affacciano deliziose botteghe di artisti, di artigiani, cantine e negozi di souvenir o prodotti tipici ai quali è impossibile resistere. In queste botteghe anche il turista più esigente riuscirà a trovare l'oggetto che soddisfa i suoi gusti o quello della persona a cui lo vorrà donare.
Il Ricetto è una fortificazione collettiva sorta tra Duecento e Trecento per iniziativa della popolazione di Candelo e, il qualche modo, la rappresenta.
Candelo, il più intatto di tutti i ricetti del Piemonte era utilizzato come deposito per i prodotti agricoli in tempo di pace e come rifugio in tempo di guerra o di pericolo. Si è conservato grazie alla sua matrice contadina: ancora infatti fino a pochi anni fa nelle "cellule"(così si chiamano le singole unità immobiliari) si produceva il vino e si mettevano al sicuro i prodotti della terra; circa 200 cellule, oggi quasi tutte di proprietà privata.
Il ricetto, a pianta pentagonale, è quasi completamente attorniato da mura in ciottoli a spina di pesce con un coronamento merlato. Tutto intorno correva il cammino di ronda. Gli angoli del ricetto sono protetti da quattro torri rotonde, in origine tutte aperte verso l´interno per facilitare le operazioni di difesa. I coronamenti in cotto, con decori di mattoni posti a scalare, risalgono a sistemazioni successive. Varcata la torre-porta, unica via d´accesso, ci si trova in una piazzetta pavimentata con le pietre tondeggianti del vicino torrente. La costruzione più importante è il palazzo del principe, fatto costruire da Sebastiano Ferrero nel 1496, quando diventò feudatario di Candelo. Il palazzo del principe, l'edificio più imponente,presenta una struttura a mastio. Fu costruito da Sebastiano Ferrero nel 1496, quando diventò feudatario di Candelo, ma è stato oggetto di vari interventi in epoca successiva.
Le rue - francesismo con cui si chiamano le strade - sono a ciotoloni inclinati verso il centro e con pendenza tale permettere il deflusso delle acque verso la torre di cortina. L´impianto viario è costituito da cinque assi in direzione est-ovest, intersecati da due ortogonali. Gli edifici sono costituiti da una serie di singole cellule edilizie non comunicanti per ridurre al minimo le escursioni termiche e vi si accede dalla strada attraverso un portale. Nell'edificio tipo a pianoterra (caneva) si trova la cantina, con pavimento in terra battuta, destinata al vino e alle operazioni connesse; al piano superiore (solarium) ecco un ambiente secco ed asciutto, ideale per la conservazione delle granaglie: vi si accede direttamente dalla rua tramite la lobbia, una balconata di legno che poggia sulle travi di separazione tra caneva e solarium.
Scarica l'immagine illustrativa del ricetto
Tutte le prime domeniche di ogni mese a partire da marzo - ore 9.00 18.00 - MERCATO DEI PRODUTTORI AGRICOLI - BOTTEGHE DEGLI ARTISTI aperte al pubblico
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Pro Loco tel. 015.2536728; fax 015.2538957: orario 9-12; 15-18 (tranne festivi e prefestivi).
Ufficio Accoglienza Turistica Comune di Candelo tel. 0152534203; fax 015.2534112
Annoverato fin dal 1996 tra il patrimonio mondiale dell’umanità dall'UNESCO, Alberobello con i suoi oltre mille trulli disseminati tra i rioni Monti e Aia Piccola, sembra un luogo uscito dalle fiabe. Il nome della città deriva da Sylva Arboris Belli, enorme bosco che anticamente ricopriva tutto il territorio, ridotto oggi a poche macchie. Fondata nel XV secolo dai conti Acquaviva di Conversano, rimase tra i loro feudi fino al 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone nominò Alberobello città regia, come richiesto a gran voce dalla popolazione. Le origini delle abitazioni, che hanno reso famosa a livello mondiale la città, si devono ad una normativa degli Aragonesi che imponeva la regia autorizzazione per la costruzione di case in calce, pena la distruzione e l’allontanamento del colono dalle terre. Fu quindi Girolamo II di Acquaviva, che desideroso di costituirsi un feudo, incitò il popolo all'edificazione di case con muri fatti di pietre a secco, provenienti dalla bonifica dei campi, che in caso di controlli governativi potevano essere abbattute in breve tempo senza lasciare particolari tracce. La visita della città si snoda attraverso i due rioni: Monti e Aia Piccola:
Articolato in sette strade parallele tra le quali via Monte Nero e Via Monte Pasubio, Monti è il rione dove sorgono i trulli più antichi della città, tra questi i famosi trulli Siamesi. Nel rione sorge anche la chiesa di Sant’Antonio con la tipica forma di trullo. Aperta al pubblico nel 1927, la chiesa dispone di una bella facciata sovrastata da un rosone e preceduta da una scalinata. Con la valorizzazione del turismo, molti dei trulli del rione sono stati adibiti a strutture ricettive grazie anche alla caratteristica di essere freschi in estate e caldi in inverno. Se volete provare l’esperienza di un soggiorno in un trullo vi suggeriamo di consultare il sito di Trullidea
Il rione, con i suoi 400 trulli e i suoi stretti vicoli, è rimasto a tutt’oggi quasi completamente incontaminato: qui si respira un’atmosfera primitiva e ricca di suggestione.
Rappresenta l’unico esempio di trullo sopraelevato, con una scala di accesso al piano superiore incastonata tra le spesse pareti.
Il museo trova sede in un complesso di trulli tra loro comunicanti di particolare interesse. Esso tratta la storia del territorio, la lavorazione della pietra e la genesi della costruzione delle tipiche abitazioni.
Annoverato tra i borghi più belli d'italia, è uno dei borghi medioevali meglio conservati della Liguria, anche se le sue origini risalgono probabilmente all'età del bronzo. Il borgo venne edificato nel X secolo dai conti di Ventimiglia per passare nel 1276 alla famiglia Doria. Nel 1576 la famiglia Grimaldi di Monaco attaccò il borgo distruggendo il castello, mentre nel 1794 Apricale subì l'invasione di Napoleone Bonaparte. Il paese, arroccato in cima al colle, è un susseguirsi di deliziose piccole viuzze, scalinate, passaggi coperti da volte e case in pietra disposte a gironi concentrici che culminano nella scenografica Piazza Vittorio Emanuele. La piazza in estate è teatro del torneo di pallapugno e delle rappresentazioni teatrali volute da Luzzati "e le stelle stanno a guardare". In paese ha sede un particolare albergo diffuso "Munta e Cara" nel quale le camere, ognuna con una diversa e suggestiva ambientazione, sono appunto diffuse in tutto il borgo. La prima colazione, servita in una deliziosa saletta, è un tripudio di specialità dolci e salate come la focaccia ligure con olio locale, la composta di peperoni, i biscotti alla lavanda o il miele di rovo (Vai al Sito). Da vedere:
Edificato dai conti di Ventimiglia nel X secolo passò di proprietà dei Doria, dei Savoia e di una famiglia locale che lo trasformò in residenza privata. Attualmente di proprietà del comune, dopo lunghi restauri, ospita il Museo della Storia di Apricale
Neive, annoverata tra i borghi più belli d'Italia, sembra un paese incantato grazie al castello, ad un paio di chiesette e alle sue strade lastricate di ciottoli. Il cuore del Borgo è costituito da Piazza Italia sulla quale si affaccia La Bottega dei 4 Vini ottimo posto dove degustare e acquistare una selezione dei vini imbottigliati dai circa 60 produttori del territorio
La città, posta sulle pendici di un colle, si specchia sulle limpide acque dell’omonimo Lago. Di origini etrusche, dalle quali ne deriva il nome, divenne un fiorente municipio romano grazie alla sua posizione strategica sulla via Cassia. Con la caduta dell’impero la città subì le invasioni dei Goti e dei Longobardi, nel 1398 Bonifacio IX donò alla famiglia Monescalchi della Cervara il vicariato della città ma, nel 1451 la città tornò sotto il dominio della chiesa. Grazie al suo clima particolarmente mite durante il periodo rinascimentale vi soggiornarono parecchi personaggi illustri. Nel 1264 la città conquistò fama grazie al miracolo del Corpus Domini che avvenne nella collegiata di Santa Cristina.
Il miracolo è tutt’oggi ricordato nella festa del Corpus Domini e dell’Infiorata dove gli infioratori effettuano elaborati disegni con i fiori esponendoli per le vie della città.
il castello preceduto dal borgo medioevale venne costruito intorno al XIII-XIV secolo, ha una pianta quadrata con torrioni agli angoli. Attualmente all’interno della Rocca trova sede il Museo Territoriale del Lago nel quale è possibile ammirare reperti di origine etrusca e romana.
Custodisce all’interno begli affreschi, di notevole pregio la sala dei Giudizi
La basilica che si affaccia sull’omonima piazza, venne costruita nell’XI secolo, subì notevoli rimaneggiamenti nel corso del XV secolo e in epoche successive. La facciata in stile rinascimentale è affiancata dalla cappella di San Leonardo ornata di ceramiche. L’interno della collegiata è a tre navate, dalla navata destra si accede alla cappella del Rosario ornata da affreschi del 400, da questa si entra alla Cappella di San Leonardo dove sono custoditi reperti ritrovati nella catacomba di Santa Cristina. Dalla navata sinistra si accede invece alla cappella del Miracolo dove sono conservati i marmi macchiati dal sangue del miracolo dell’eucarestia. Oltre la cappella l’ingresso alla famosa grotta di Santa Cristina ove venne ritrovato il corpo della santa.
Soprattutto nella bella stagione vi consigliamo una gita in battello sulle cristalline acque del lago alla scoperta delle isole di Martana e Bisentina. In estate è possibile anche una sosta con bagno Vai al Sito
Volendo da Bolsena con una deviazione di circa 20 km è possibile raggiungere Acquapendente con il Monastero di Santo Sepolcro.
Splendida cittadina affacciata sulle rive del lago, annoverata nel circuito dei borghi più belli d’Italia, caratterizzata da piccole stradine acciottolate sulle quali si affacciano antiche case e palazzi barocchi con cortili porticati e balconcini. Cuore pulsante della città è Piazza Mario Motta chiusa per tre lati dai tipici portici, nei quali hanno dimora caffè e ristoranti, mentre il quarto lato si affaccia direttamente sul lago. L’edificio principale della Piazza è il Palazzo della Comunità o Broletto con il suo ampio porticato, anticamente utilizzato come sede del mercato cittadino con al piano superiore la sala riunioni in cui si esercitava il potere legislativo ed esecutivo. Dalla piazza parte Via Olina dal nome di Elia Olina, scrittrice che qui vi abitò nel 1500, la via è affiancata da negozietti, ristorantini, enoteche e bei palazzi come villa Bossi, ora sede del Comune. La via più antica della città è invece Via Bersani con splendidi scorci medioevali. Non perdete una visita alla parrocchiale di santa Maria Assunta, posta al culmine della Salita della Motta, ove sorgono anche la casa dei Nani, Palazzo De Fortis Penotti e Palazzo Gemelli. La chiesa con il suo bel portale in pietra di Oria, lavorato con motivi floreali e figure di animali, venne edificata nel 1485 e custodisce al suo interno dipinti di Ferrari e Morazzone. Molto bella la passeggiata su via XI Settembre, che costeggiando la penisola arriva fino al Golfo della Bagnera.
Le origini della città sono tutt'oggi ignote e poca è la documentazione storica a cui affidarsi. La città, che sorge su di un colle a circa 250 metri di altitudine, oltre ad essere stata nominata destinazione Europea d’eccellenza, nel 2013 si è meritata il titolo di “Gioiello d’Italia”. Passeggiando per il le vie medioevali del borgo si incontrano negozi di souvenirs, ristoranti e bar, mentre nella parte più esterna si aprono begli scorci sulla pianura circostante.
dedicata a Maria Assunta, venne probabilmente edificata nel XII secolo sui resti di un antico tempio dedicato a Cibele, grazie all'aiuto dei monaci cistercensi della vicina abbazia di Fossanova; nel corso della sua storia la chiesa ha subito notevoli rimaneggiamenti, fino ad assumere le attuali forme gotico-romane. L’interno a tre navate divise da colonne, dispone di un abside di forma quadrata e conserva un’affresco del “Giudizio Universale”, un dipinto di Benozzo Gazzoli raffigurante la “Madonna con gli angeli” e dipinti con episodi della vita di Maria
Attualmente di proprietà della fondazione Roffredo Caetani, il castello venne costruito dalla famiglia Annibaldi, della struttura originaria rimangono solamente la torre Maschio alta 42 metri, il Maschietto e la sala dei Baroni. Il castello venne acquistato intorno al 1300 dalla famiglia Caetani, che compì importanti lavori di ristrutturazione, stravolgendo la struttura originaria. Durante la seconda guerra mondiale venne parzialmente distrutto dai bombardamenti e restaurato dopo la fine del conflitto. Attualmente si accede al castello tramite un ponte levatoio che immette nella Piazza delle Armi, superato il maschio si visitano le prigioni e la casa del Cardinale, dove sono ancora visibili affreschi dell’XI secolo.
tipica dell’epoca medioevale la prima cinta venne eretta intorno al XIII secolo dalla famiglia Annibaldi, successivamente, intorno alla metà del 1400, venne estesa e fortificata dalla famiglia Caetani. Nel 1550 l’architetto militare Castriotto la dotò della “Tenaglia” per permettere alle mura di reggere agli assalti delle nuove armi.
dal quale si può ammirare il panorama della pianura sottostante, a fianco la chiesa di San Michele Arcangelo.
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, raggiungibile solamente a piedi, con una passeggiata di circa 1 KM che parte dal convento dei Minori e attraversa un alto viadotto posto sopra la campagna.
L’affascinante frazione, unica nel suo genere, attualmente è abitata da pochissime persone ed è conosciuta con l’appellativo di “città che muore” a causa delle continue piccole frane che erodono la rupe in tufo sulla quale sorge. Negli ultimi anni, grazie all'impegno di istituzioni pubbliche, enti privati e all'introduzione di un biglietto di ingresso (1,5€), case e palazzi sono stati salvati dall'incuria del tempo e si è posto un freno al continuo sgretolamento della collina, donando nuova vita alla città. Si entra nel suggestivo borgo, dove il tempo sembra essersi fermato, attraverso la “Porta di Santa Maria”, all’interno un susseguirsi di tipiche case in pietra con scalette e balconi fioriti, eleganti portali, viuzze, colonne romane e tutt’intorno una splendida vista sulla valle e sui calanchi.
La città di origini etrusche è posta su una delle vie più antiche d'Italia, che collegava il Lago di Bolsena al Tevere un tempo navigabile. L'accesso alla città avveniva tramite 5 porte oggi è rimasta solamente la "Porta della Cava" o di "Santa Maria".
Posta sulla piazza principale della città dispone di un bel campanile del XII secolo. L'interno, piuttosto spoglio, custodisce un crocifisso ligneo della scuola di Donatello e un affresco della scuola del Perugino.
Ospita al suo interno il “museo Geologico e delle Frane” (Giugno, Luglio, Agosto e Settembre aperto 9,30-13 e 14-18,30 chiuso il lunedì).
I calanchi sono un particolare fenomeno geomorfologico provocato dal'erosione del terreno da parte dell'acqua e di vari agenti atmosferici sui terreni argillosi. L'effetto prodotto è la formazione di profondi valloni scarsamente ricoperti di vegetazione e quindi poco protetti dal fenomeno del ruscellamento.
Nel borgo potrete ristorarvi in uno dei numerosi locali che propongono piatti tipici della zona a prezzi piuttosto contenuti. Caratteristica la corsa degli asini con fantino che si svolge 2 volte all’anno e il presepe vivente durante il periodo natalizio.
Annoverato tra i borghi più belli d’Italia, la città stupisce i viaggiatori (tra i quali il Leopardi) per la forma concentrica delle sue vie tanto da aggiudicarsi l’appellativo di “Città chiocciola”. Di origini romane, entrò a far parte del ducato di Spoleto, per entrare nel XVI secolo a far parte dello stato pontifico. Arroccata in cima ad un colle conserva intatto il suo fascino antico fatto di strade di ciottoli, case in pietra, e bei panorami sulla pianura sottostante coltivata a ulivi e vigneti. La città è famosa anche per la coltivazione del sedano nero con il quale si preparano ottimi piatti.
La chiesa eretta tra il XII e il XIII secolo venne riedificata nel 1865. Si tratta sicuramente di uno degli edifici più antichi della città, la facciata in stile romanico racchiude un interno a tre navate che terminano in altrettante absidi. La navata centrale ospita l’altare del Sacramento decorato da Rocco di Tommaso.
Il complesso si compone della chiesa di San Francesco che venne edificata nel 1288 ma rielaborata nella metà del 1300 e del convento dei Frati Minori. La chiesa, che ha un interno a navata unica con volte a crociera venne abbandonata e trasformata in granaio per un lungo periodo, restaurata, è entrata a far parte del complesso museale. Conserva al suo interno un organo a muro del 1500 tra i più antichi al mondo oltre che affreschi che vanno dal XIV al XVI secolo. Il convento costruito nel XIII secolo è stato quasi completamente ricostruito nel 1600 dopo una serie di restauri dal 1996 è parte del complesso museale ed ospita la raccolta d’Arte di San Francesco e il museo della Civiltà dell’Ulivo. La raccolta d’Arte di San Francesco è divisa in due sezioni: una detta “Antiquarium” con reperti di varie epoche e una pinacoteca divisa in tre sale con opere di artisti come il Corraduccio, il Pinturicchio, l’Alunno. Il Museo dell’ulivo è stato il primo nel suo genere sia in Italia che in Europa
E' il cuore pulsante della città sulla quale si affaccia il palazzo del Comune, attraverso un sottopassaggio si raggiunge la torre del Comune costruita nel XIII secolo.
Si tratta di un’elegante abitazione costruita nel 1500 e conosciuta anche con il nome di villa dei Boemi, attualmente utilizzata per eventi e manifestazioni, dispone di un magnifico giardino disposto su tre livelli.
Edificata intorno alla fine 1400 custodisce all’interno affreschi di pregio.
Il pittoresco borgo ligure è posto in cima ad un altura dalla quale si gode di una splendida vista fino al mare. Le prime notizie scritte del borgo si hanno nel 954 quando il conte di Ventimiglia ne fece dono ai monaci benedettini del monastero di Lernis. Nel XVI secolo ai monaci venne l'idea di aprire una zecca per monete da smerciare in Europa ed in Oriente. L'operazione contribuì a rimpinguare le scarse casse del borgo, che sulle monete veniva menzionato come "principato di Seborga". L'attività della zecca cessò nel 1687, facendo precipitare le condizioni economiche dei monaci e costringendoli a vendere il feudo a Vittorio Amedeo II di Savoia. Negli ultimi anni gli abitanti del borgo, appellandosi al fatto che l'atto di compravendita non fu mai registrato negli archivi di stato, rivendicano la loro indipendenza dallo stato italiano, eleggono un Principe con funzioni prettamente simboliche, coniano una moneta locale chiamata Luigino (spendibile solo nel paese), affiancano alle targhe automobilistiche ufficiali targhe proprie. Da vedere:
Costruita tra il XVI e il XVII secolo, si presenta con una facciata barocca nella quale, grazie ai restauri del 2006, spiccano affreschi degli inizi del '900. L'interno, di dimensioni piuttosto modeste, dispone di tre altari: i due laterali sono dedicati rispettivamente alla Madonna del Rosario e al Sacro Cuore. Dietro l'altare maggiore è posta una statua lignea della Madonna con Bambino di difficile datazione.
Posto all'interno dell'antico palazzo del comune, il museo espone una collezione di strumenti musicali che vanno dal 1744 al 1933.
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, la città è posta ai piedi del monte Subasio. Grazie alla sua posizione e al terreno molto fertile svariati sono i prodotti dell’agricoltura primo fra tutti l’Olio, noto in tutta Italia per le sue proprietà, viene chiamato anche “Oro di Spello”. Periodicamente vengono organizzati mercati e fiere in onore di tale olio e dei suoi derivati, come ad esempio le creme di bellezza e i saponi. Diversi sono i frantoi dove è possibile acquistare il famoso Olio. La città fondata dagli umbri venne conquistata dai romani, divenendo una fiorente colonia grazie anche alla sua posizione sulla via Flaminia. A testimonianza della sua ricchezza in epoca romana sono le possenti mura, le porte augustee, l’anfiteatro e le terme. Con la caduta dell’impero Spello venne invasa e saccheggiata dai barbari che la ridussero ad una borgata, successivamente entrò a far parte del ducato di Spoleto, per essere dominata nel XIV secolo dai Baglioni di Perugia, nel 1538 venne annessa allo stato della Chiesa per entrare nel 1860 a far parte del Regno d’Italia.
Camper: il comune dispone di un'area di sosta camper presso il parcheggio degli impianti sportivi, in Via Centrale Umbra in località Osteriaccia. L'area dispone di 70 posti e dista all'incirca 700 metri dal centro cittadino.
Fondata tra l’XI e il XII secolo sui resti di un tempio pagano dedicato a Giunone dispone di una facciata romanica con annesso campanile. Di notevole pregio la Cappella Baglioni custodita all’interno della chiesa con un ciclo di affreschi attribuiti a Pinturicchio e pavimenti in maioliche di Deruta
Vero e proprio gioiello dell’Umbria vi si accede tramite la Porta Consolare affiancata da una Torre Medioevale sovrastata da una pianta d’Ulivo simbolo della città e di pace; da qui un susseguirsi di case in pietra rosa e bianca, balconi fioriti, scalette, loggiati e gli archi che rendono il borgo unico e indimenticabile. Da notare la Cappella Tega con affreschi dell’Alunno.
Pinacoteca civica: la pinacoteca trova sede nel palazzo dei Canonici che si affaccia su piazza Matteotti. Nelle sale medioevali è presente una selezione di opere provenienti dal Museo Civico chiuso per lavori in seguito al sisma del 1997. All’interno della pinacoteca sono esposte opere di oreficeria gotica e barocca, sculture lignee di epoca medioevale e dipinti tra i quali spicca la Madonna con Bambino di Pinturicchio
A forma quadrata la piazza è ornata da alberi e da una fontana riportante lo stemma di papa Giulio III. Sulla piazza si affaccia il Palazzo Comunale Vecchio che ospita al pian terreno una mostra di reperti romani, mentre al piano superiore una mostra con opere di Emilio Greco. Di notevole pregio i mobili della biblioteca ospitata dal palazzo.
La villa conosciuta anche con il nome di Villa Fidelia sorge sullo spazio precedentemente occupato dal tempio dedicato a Venere e dalle Terme. Costruita intorno al 500 dalla famiglia Urbani attualmente ospita la collezione Straka Coppa con opere di arte moderna e classica tra le quali Guttuso, Ligabue, Tiziano. Di notevole interesse la sistemazione dei giardini esterni che comprendono un giardino vesuviano, un giardino all’italiana, un galoppatoio, una limonaria e un boschetto di cipressi.
Di origine augustee la porta è affiancata da due torri romaniche conosciute con il nome di torri di Propezio. La porta deve il suo nome ad un vicino tempio romano dedicato alla dea.
Di origini cinquecentesche conserva al suo interno dipinti di notevole pregio
Considerata tra i borghi più belli d’Italia, soprattutto grazie alla sua piazza, la città sorge su di una piccola altura lungo la via Flaminia. Di origini molto antiche, fu molto apprezzata in epoca romana tanto che molti personaggi illustri vi fecero costruire le proprie ville. Nella città fin dall’epoca romana è molto fiorente la coltura della canapa usata per la fabbricazione delle tele “tele di Bavagna” e di cesti.
Considerata una delle piazze più belle d’Italia nonostante la sua irregolarità e le differenze di stilistiche che la compongono. Sulla piazza si affacciano Palazzo Dei Consoli ornato da un loggiato con volte a crociera e al piano superiore una serie di bifore gotiche, ospita al suo interno il Teatro Francesco Torti; la Basilica di San Silvestro costruita su progetto del maestro Binello con una facciata incompiuta in stile romanico abbellita da una trifora in marmo e da un bel portale ornato da fregi; la Collegiata di San Michele Arcangelo costruita tra il XII e il XIII secolo dispone di un magnifico portale ornato da capitelli e fregi; al centro della piazza sorge la fontana in stile medioevale.
Di origini romane la cinta è ricca di torri e bastioni, le porte, tra queste porta Foligno, permettono l’accesso al cuore della città con le sue viuzze e le sue tipiche botteghe.
Chiesa della Consolazione: costruita agli inizi del 1700 custodisce al suo interno la statua lignea di Cristo Risorto che viene portata in processione ogni anno in occasione della Pasqua.
Chiesa di San Francesco: costruita alla fine del 1200 conserva al suo interno la pietra sulla quale la leggenda vuole che il Santo abbia posato i piedi quando predicò agli uccelli a Pian d’Arca
Ora sede del comune, è stato ricostruito nell’800 su progetto di Andrea Vinci, al suo interno è ospitato il Museo Civico con dipinti cartografie e documenti che illustrano la storia della città.
Appena fuori Bevagna nella tenuta Castelbuono è stata costruita, unica nel suo genere, da Arnaldo Pomodoro una cantina-scultura all’ interno della quale si lavora e si creano grandi vini come il Sagrantino. La scultura in rame, si ispira alle forme di una tartaruga e si inserisce egregiamente all’ interno del paesaggio viticolo dell’area. All’interno della struttura è possibile degustare e acquistare vini. Vai al Sito
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, Glorenza è una delle città più piccole d’Europa, sicuramente la più piccola dell’Alto Adige, con una popolazione che si aggira intorno ai 900 abitanti. Vanto della città sono le mura di fortificazione, completamente intatte. Le mura medioevali sono alte all'incirca 7 metri, agli angoli dispongono di torri cilindriche, mentre lungo i lati 3 porte poste all'interno di torri quadrate consentono l’accesso in città. Glorenza fu fin dall'antichità crocevia di commerci tra l’Italia, la Svizzera e la Germania, assumendo una tale importanza da poter imporre, nella pesatura delle merci, la “misura di Glorenza“. Nel 1499, durante la guerra di Engadina, venne quasi completamente distrutta, ma, vista la sua importanza strategica l’imperatore Massimiliano I né ordinò la ricostruzione, affidando la progettazione delle mura all'architetto militare Kolderer. L'architetto adattò la cinta muraria alle nuove esigenze militari munendola di un camminamento di ronda e di 350 feritoie. All'interno delle mura il borgo si presenta con la tipica struttura medioevale, assolutamente degna di nota la via dei Portici, unica nel suo genere in tutto il Trentino, ancora oggi, come in passato, utilizzata per il mercato contadino del sabato. Al numero 2 della via si incontra Torre Flurin anticamente sede del tribunale, mentre al n^ 14 è ubicata la casa del Balivo. Passeggiando per il borgo si possono ammirare antiche residenze signorili di notevole interesse storico e artistico, tra queste vanno sicuramente menzionate Castel Glorenza, Casa Florich, completamente affrescata, e casa Gebhard. Molto bello l’edificio del comune costruito alla fine del 1500 come residenza nobiliare.
A circa 8 KM da Glorenza, posta tra il verde dei boschi, si trova l’abbazia di Monte Maria (Vai al Sito), se avete un po' di tempo a disposizione merita sicuramente una visita. All'interno, dove vige regola del silenzio, è ospitato un museo visitabile dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17. L’abbazia dispone di una foresteria con nove camere a disposizione degli ospiti
Splendido borgo di origini medioevali, di recente ha conquistato il titolo di “Borgo più bello d’Italia”, oltre ad essere da 16 anni bandiera blu d’Europa. Caratteristiche sono le sue case bianche ornate da fiori, le sue viuzze e le sue scalinate dalle quali si aprono splendidi scorci sul mare. Secondo la tradizione il nome deriva da “Spelunca” o grotta, in riferimento alla grotta che Tiberio possedeva assieme all'imponente villa. Nella grotta sono state rinvenute parecchie opere in marmo, di particolare pregio, commissionate dall’imperatore a tre scultori greci Atenodoro, Agesandro e Polidero, autori anche del Laoconte attualmente custodito in Vaticano. I ritrovamenti avvenuti nella grotta e nella villa sono ora custoditi all’interno del Museo Archeologico Nazionale. Il museo è aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30 vi consigliamo anche una visita alla Villa e alla grotta di Tiberio dove è ancora visibile la piscina circolare.
In breve con l’autobus dal porto si arriva nel borgo medievale di Giglio Castello. Arroccato sulla sommità dell'isola il comune di Giglio Castello è cinto da imponenti mura intervallate da tre torri a pianta circolare e sette a base rettangolare. Eretto dai Pisani nel XII sec., con funzioni difensive visti i continui pericoli provenienti dal mare, venne più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana. Le strette vie sormontate da archi, le scale esterne per accedere alle abitazioni, l’imponente Rocca Aldobrandesca del XII sec. (oggi chiusa per restauri e visibile solo dall'esterno) donano all’abitato un fascino del tutto particolare, al punto da essere stato inserito tra i borghi più belli d'Italia. Le case sono protette da una possente cinta muraria con tre porte d’ingresso. Costeggiando le mura si arriva alla deliziosa Piazza dei Lombi e, proseguendo si giunge alla Casamatta, in passato importante postazione difensiva. PAl centro del Borgo è situata la quattrocentesca Chiesa di San Pietro Apostolo, anche se il suo attuale aspetto è dovuto a rifacimenti avvenuti intorno al '700. Non perdete una visita alle numerose cantine in cui viene prodotto e conservato il tipico vino Ansonaco, dal caratteristico color ambrato e dal carattere robusto.
Conosciuto anche come il “villaggio dei mulini” Borghetto, annoverato tra i borghi più belli d’Italia, sorge nel punto in cui fin dall’antichità esisteva un guado sul Mincio. Posto a pochi assi dal famoso ponte-diga visconteo, Borghetto fu per secoli terreno di frontiera e di scontro tra gli eserciti delle signorie dei Gonzaga, degli Scaligeri, dei Visconti, della Serenissima di Venezia, dell’Austria e della Francia Napoleonica. Fanno parte del borgo solamente un pugno di case, perfettamente conservate, che si integrano armoniosamente con la bellezza della natura circostante fatta di acqua e di mille sfumature di colori.
Borghetto è un luogo senza tempo in cui perdersi tra le nebbie del mattino o tra le mille tonalità dei suoi tramonti sul fiume. Da vedere il Ponte Visconteo fatto edificare da Gian Galeazzo nel 1393, lungo 625 metri per una larghezza di 25 metri era parte integrante di un ben più vasto complesso fortificato che comprendeva anche il Castello Scaligero di Valeggio, del quale sono ancora visibili le torri merlate. Da non perdere una visita ad uno dei numerosi mulini ad acqua rimessi di recente in funzione. Se vi trovate a Borghetto durante l’ora di pranzo non mancate di assaggiare i famosi Tortellini di Valeggio o Nodi d’Amore e il luccio in salsa.
La città inclusa tra i borghi più belli d’Italia si è anche conquistata l’appellativo di “Terrazza d’Umbria “ grazie alla sua posizione arroccata in cima al monte dal quale domina le sottostanti pianure del Topino e del Clitunno. La sua posizione lontana dalla via Flaminia gli ha sempre impedito di ricoprire un ruolo strategico nel territorio. Nel XIV secolo fu per un lungo tempo la sede preferita dei rettori di Orvieto i quali fecero costruire due poderose rocche papali che andarono quasi subito distrutte. Successivamente la città venne dominata dalla famiglia Trinci di Foligno e da Nicolò Maurizi da Tolentino, in questo periodo ebbe un notevole sviluppo economico e artistico che terminò con le invasioni delle Bande Nere e con le pestilenze.
Il complesso è composto dalla ex chiesa di San Francesco dove sono ancora ben visibili gli affreschi di Benozzo Gozzoli rappresentanti la vita di San Francesco, nell’abside centrale le Storie di San Francesco. Il complesso annovera anche la Pinacoteca, il Museo Lapidario e le ex cantine dei frati. Nella Pinacoteca sono visibili opere di artisti dal XIII al XVII secolo mentre nelle cantine sono esposti reperti legati alla lavorazione delle uve e alla produzione del vino.
Al di fuori del centro abitato, circondata dal bosco ove sono le Grotte di San Fortunato, la chiesa edificata intorno al XIII secolo è preceduta da un cortile a portico e conserva all’interno affreschi di Benozzo Gozzoli. Borgo del Castellare: tramite porta san Agostino si accede al borgo medioevale dove spiccano la casa degli Angeli, la chiesa di sant’Agostino, il palazzo Tempestivi e il palazzo Langeli dove abitò il Vignola.
A forma circolare è il punto di convergenza delle 5 principali vie della città. Si affacciano sulla piazza il Palazzo del Comune oggi sede della biblioteca Civica e dell’Archivio Storico Comunale, la chiesa di San Filippo Neri oggi teatro e l’Oratorio di Santa Maria di Piazza.
Affascinate borgo medioevale annoverato tra i borghi più belli d’Italia e, bandiera arancione del Touring. Racchiuso tra possenti mura medioevali, che si specchiano in un romantico laghetto morenico, fu fondato tra il XI e il XII secolo dagli Scaligeri, venne citato per la prima volta in un documento ufficiale da papa Eugenio III nel 1145. Dalla sua fondazione passò sotto vari domini tra questi quello dei Visconti, dei Gonzaga ed infine della Serenissima Repubblica di Venezia. Da vedere la cinta Muraria, la torre campanaria, i resti dell’antico castello e la chiesa. A poca distanza dal Borgo si trova il sito palafitticolo di Fondo Tacoli, dal 2011 inserito tra i siti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, Vipiteno deve la sua fortuna ai cospicui giacimenti di zinco, piombo e argento delle valli circostanti, dai quali vennero per un lungo periodo di tempo estratti i preziosi materiali creando ricchezza e dando lavoro a migliaia di persone, alcune provenienti dalla Germania. Oggi la città offre, oltre la magnifico spettacolo dalle montagne circostanti, la possibilità di passeggiare fra le pittoresche stradine che si snodano dalla principale Reichstrasse affiancate da signorili palazzi e incantevoli case ornate da balconi fioriti, merlature ed Erker. Lungo la via principale hanno sede numerosi negozi di artigianato locale, bar ed eleganti negozi di marca. Da notare la torre dell’orologio e l’adiacente Jochlsturn antica dimora signorile oggi sede del museo delle miniere. Di notevole interesse artistico sono la chiesa gotica di Santo Spirito che conserva al suo interno degli affreschi di Giovanni da Brunico e la chiesa di Santa Maria della Palude con all’interno cinque statue lignee di Hans Multscher.
Posto a 3,5 chilometri dal centro di Vipiteno, raggiungibile anche a piedi, è considerato uno dei castelli meglio conservati del Tirolo. Posto su di un’altura a 980 metri d’altitudine, la parte sud del castello è protetta da un semplice muro di cinta mentre la parte nord decisamente più esposta è protetta da un complesso sistema difensivo con un fossato, mura con cammini di ronda, saracinesche, feritoie. La parte più antica del castello è il mastio costruito nel XII secolo, nel palazzo residenziale diversi sono i locali visitabili tra le quali la sala del consiglio, la sala verde e la cappella
Posto all'ingresso della valle di Racines, l’orrido offre la possibilità attraverso un percorso costruito con passerelle e adatto a tutti, di ammirare come l’acqua e le intemperie abbiano scavato il marmo bianco di cui è composta la montagna. Il percorso in salita dura all’incirca un ora con un dislivello di 175 metri mentre il ritorno è fattibile in 45 minuti. La partenza del percorso è Stanghe.
Non perdetevi una giornata di relax all’interno di questo moderno centro di benessere adatto a tutta la famiglia
In inverno Vipiteno è anche la base ideale per una vacanza sulla neve grazie alle numerose piste sia da discesa che da fondo poste sulle montagne circostanti mentre in estate è il punto di partenza per numerose escursioni.
Sorto al tempo dei romani come luogo di sosta sulla via Flaminia è attualmente considerato tra i Borghi più belli d’Italia. Parzialmente distrutto durante il terremoto del 1997 è stato quasi interamente recuperato grazie all’impegno dei suoi abitanti e delle amministrazioni che si sono susseguite.
Si accede al borgo direttamente su Piazza Umberto I, tramite una grande porta aperta sulla cinta muraria, di qui un susseguirsi di chiese, palazzetti e case in pietra come la chiesa di San Felice, Il palazzo che ospitò Anita e Giuseppe Garibaldi, la chiesa di San Sebastiano e il Palazzo Comunale. Al di fuori del centro abitato da vedere l’Abbazia di San Fidenzio e Terenzio: costruita nell’XI secolo deve il suo nome al fatto che vi furono sepolti al tempo di Diocleziano i due martiri Fedenzio e Terenzio catturati ed uccisi in questo territorio mentre si recavano a diffondere la religione cristiana.
Annoverato tra i borghi più belli d’Italia San Benedetto Po, deve la sua fama e il suo sviluppo all’abbazia del Polirone, sorta in epoca medioevale ad opera dei monaci cluniacensi. Fondato da Tedaldo di Canossa nel 1007 sull’isola formata dal fiume Po e un suo ramo ora scomparso. Fu proprio la famiglia Canossa a favorirne lo sviluppo ed a garantirne la protezione fino a quando Matilde, che alla sua morte volle essere seppellita proprio in questo luogo, donò ancora in vita l’abbazia al papa. Il papa a sua volta affidò la guida dell’abbazia a Ugo di Cluny, mentre a partire dal 1420 per intercessione della famiglia Gonzaga l’abbazia passò alla congregazione di Santa Giustina di Padova.
Oggi San Benedetto Po costituisce un luogo di grande interesse turistico al quale si accede tramite l’ingresso al monastero. Ad accogliere i turisti è la maestosa piazza sulla quale si affaccia la facciata della chiesa abbaziale che ospita al suo interno (tra il transetto e la sagrestia) le tomba di Matilde di Canossa, anche se le sue spoglie vennero trasferite nel 1633 nella Basilica di San Pietro a Roma, e ben 32 statue in terracotta che ornano le navate e l’ingresso. Tre sono i chiostri appartenenti alla struttura tra questi il Chiostro dei Secolari anticamente utilizzato per l’accoglienza dei pellegrini e il Chiostro di Sn Simeone nel quale si trova il Giardino dei Semplici. Parte integrante del complesso sono poi il refettorio, la Sala del Capitolo, l’infermeria e il museo civico, uno dei maggiori musei etnografici d’Italia.
Caratteristica dei territori intorno al borgo è la presenza di oratori, ville abbaziali, pievi matildiche, caseifici e corti agricole, il modo migliore per gustare questi luoghi è la bicicletta grazie anche alla presenza di numerose piste ciclabili.
Dal 2011 nei pressi del borgo è stata costruita un’area sosta camper in cui è presente un servizio gratuito di rifornimento e scarico idrico, con funzionamento automatico a fotocellula che permette ai turisti di sostare e provvedere alla fornitura dell’acqua. L’area sosta è collegata alle piste ciclabili presenti sul territorio.
Campania - provincia di Salerno
Piccolo borgo di pescatori annoverato tra i più belli d’Italia, famoso per essere stato il luogo di villeggiatura preferito di Anna Magnani. Furore non dispone di una piazza o di un centro cittadino ma, il suo abitato è dislocato sui fianchi della montagna a strapiombo sul mare, al quale è collegato da una ripida scalinata e dalla statale amalfitana. Proprio in riva al mare sorge la Marina di Furore con il suo caratteristico fiordo. Grazie alla sua particolare conformazione, il fiordo ha da sempre rappresentato un porto naturale nel quale si sono sviluppati fiorenti commerci e attività industriali come le cartiere e i mulini. Se volete recarvi alla Marina di Furore partendo da Amalfi dovete seguire la strada per Positano, giunti al fiordo i pochissimi parcheggi sono dislocati lungo la statale ma sono spesso occupati fin dalle prime ore del giorno, uno dei modi per raggiungere abbastanza comodamente la Marina è con gli autobus di linea chiedendo all’autista di essere scaricati al fiordo.
Annoverato tra i borghi più belli d’Italia, ha visto parzialmente deturpata la sua fisionomia in seguito alla costruzione della sopraelevata della Statale Amalfitana che ha quasi creato una barriera tra il borgo ed il mare. Il paese, con le sue caratteristiche case bianche sulle quali si aprono minuscoli orti e giardini, è arroccato su pareti rocciose in un intricato dedalo di viuzze con passaggi coperti, scalette e cavalcavia. Deliziosa la piazzetta che accoglie i visitatori in paese, non mancate una sosta per una spremuta di limoni nel bar che si affaccia su di essa. Splendido il panorama che si gode dalla piazza antistante la chiesa di San Salvatore de Bireto, la cui prima pietra venne posta nel 940. Nel XIX secolo venne quasi completamente rifatta, del periodo precedente rimangono solamente la porta bronzea ed una transenna in marmo raffigurante due pavoni. La chiesa venne per un lungo periodo di tempo utilizzata per l’investitura dei Duchi di Amalfi tramite “la cerimonia del berretto”. In splendida posizione panoramica sorge invece il complesso della collegiata di Santa Maria Maddalena di origine duecentesche, accanto alla chiesa è situata la Grotta di Masaniello. Molto suggestiva è l’immagine della partenza delle lampare per la pesca che avviene tutte le sere dalla piccola spiaggia del borgo.
Annoverata tra i borghi più belli d’Italia, Glorenza è una delle città più piccole d’Europa, sicuramente la più piccola dell’Alto Adige, con una popolazione che si aggira intorno ai 900 abitanti. Vanto della città sono le mura di fortificazione completamente intatte. Le mura medioevali sono alte all'incirca 7 metri, agli angoli dispongono di torri cilindriche, mentre lungo i lati 3 porte poste all'interno di torri quadrate consentono l’accesso alla città. Fin dall'antichità fu crocevia per i commerci tra l’Italia, la Svizzera e la Germania, assumendo una tale importanza da poter imporre nella pesatura delle merci la “misura di Glorenza“. Nel 1499, durante la guerra di Engadina, venne quasi completamente distrutta, ma, vista la sua importanza strategica l’imperatore Massimiliano I né ordinò la ricostruzione, affidando la progettazione delle mura all'architetto militare Kolderer. L'architetto adattò la cinta muraria alle nuove esigenze militari munendola di un camminamento di ronda e di 350 feritoie. All'interno delle mura il borgo ha la tipica struttura medioevale, molto bella la via dei Portici unica nel suo genere in tutto il Trentino, ancora oggi come in passato utilizzata per il mercato contadino del sabato, al numero 2 della via si incontra Torre Flurin anticamente sede del tribunale, mentre al n^ 14 è ubicata la casa del Balivo. Passeggiando per il borgo si possono ammirare antiche residenze signorili di notevole interesse storico e artistico, tra queste vanno sicuramente menzionate Castel Glorenza, Casa Florich completamente affrescata e casa Gebhard. Molto bello l’edificio del comune costruito alla fine del 1500 come residenza nobiliare.
A circa 8 KM da Glorenza posta tra il verde dei boschi si trova l’abbazia di Monte Maria (Vai al Sito), se avete un po' di tempo a disposizione merita sicuramente una visita. All'interno, dove vige regola del silenzio, è ospitato un museo visitabile dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17 (adulti 5 € fino a 14 anni gratis). L’abbazia dispone di una foresteria con nove camere a disposizione degli ospiti
Annoverato tra i borghi più belli d’Italia, la piccola frazione di Curtatone ruota intorno al Santuario della Beata Vergine delle Grazie, la cui chiesa è stata elevata a Basilica Minore. Posto su di una altura a circa nove chilometri da Mantova, il borgo è costituito da una manciata di casupole colorate che si affacciano sulla via che porta all’enorme sagrato del Santuario. Il Santuario, preceduto da un colonnato, ha fin dalle sue origini (1200) attirato a se folle di pellegrini e devoti alla Vergine Maria. Secondo la tradizione venne edificato su volere di Francesco Gonzaga come ringraziamento alla Vergine Maria per aver fatto cessare l’epidemia di peste che aveva colpito Mantova. L’originale stile gotico longobardo con il quale venne costruito fu con il tempo modificato dall’aggiunta di chiostri, cappelle ed altri edifici. L’interno a unica navata è in stile gotico con volte a crociera e riccamente decorato da motivi floreali. Dal soffitto della navata pende un coccodrillo imbalsamato sorretto da catene che nell’antichità al pari di serpi e draghi rappresentava il male. La particolare collocazione dell’animale dovrebbe servire secondo le antiche credenze a bloccare il male ad essere da monito agli umani a non cedere alle tentazioni. Altra particolarità della chiesa è la presenza di manichini a grandezza naturale costruiti in cartapesta.
Il 15 Agosto di ogni anno in occasione della festa della Madonna sul sagrato della chiesa si svolge il concorso internazionale dei madonnari, così a partire dalla mattina presto la piazza si riempie di tappeti fioriti di particolare bellezza e suggestione. Accanto al concorso si svolge anche una fiera di prodotti locali.